L'importanza di essere Ibra

Nella sua continua fuga dalla banalità, Ibrahimovic si è costruito un personaggio originale. Un eroe po' spaccone, ma sempre determinante; un leader solitario. Sembra un ossimoro, ma è la definizione che più gli si addice. Un carattere da trascinatore in una testa pragmatica da individualista. Ibra ha sempre avuto ben chiari i suoi obbiettivi, e per raggiungerli è stato disposto a cambi di casacca spesso e volentieri anche traumatici per i tifosi. In Italia in pieno calciopoli passò senza colpo ferire dalla Juventus all'Inter, e poi nel 2010, dopo un passaggio al Barcellona, si presentò sull'altra sponda del naviglio con la maglia rossonera. Mai però come nei 4 anni parigini è riuscito ad entrare in simbiosi col club. Quando arrivò il PSG era al secondo anno di dirigenza qatariota che con grandi investimenti stava provando a inserirsi nelle prime squadre d'Europa. E il club scelse lo svedese non solo per vincere, ma anche per ridefinire la propria immagine. E così è stato: nonostante qualche parentesi buia, come l'espulsione in Champions League negli ottavi, o le pesanti parole sul calcio francese dopo una partita piuttosto movimentata,  i numeri sono stellari. In 4 stagioni, ha vinto 4 campionati, con 113 gol in campionato(38 solo nell'ultimo anno, record per il campionato francese). E inoltre l'importanza simbolica, quasi culturale, è stata evidente: è stato addirittura coniato un nuovo verbo in svedese, riprendendo un'espressione francese, zlataner, per indicare una vittoria ottenuta dominando senza possibilità di scampo l'avversario. E il PSG proprio questo voleva essere, o dare l'impressione di essere: invincibile, sicuro di se al limite dell'arroganza, spettacolare. Talmente tanto in simbiosi da avere lo stesso cruccio neanche troppo nascosto: la Champions. La coppa dalle grandi orecchie Ibra la voleva portare a Parigi, questa sarebbe stata l'annata ideale; ma si sa, a volte, gli eroi devono confrontarsi col destino, non sempre favorevole; ed è questo che in fondo ce li fa apparire più umani

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