Storie europee: quando Ibra ci cacciò dall'Europeo

Comincia male l'Europeo 2004 per l'Italia. A Guimaraes in un soleggiato pomeriggio portoghese, infatti, gli azzurri impattano 0-0 contro la Danimarca. La partita scialba è segnata negativamente anche dall'espulsione di Totti per uno sputo al danese Poulsen; un gesto che per altro gli costerà 3 meritati turni di squalifica. La sfida con la Svezia, quindi, diventa decisiva per il passaggio del turno.
E la partenza è buona con diverse occasioni create. Quasi al termine del primo tempo Cassano, grande rivelazione agli Europei, segna l'1-0. Gli uomini di Trapattoni sono superiori, ma il vantaggio è esiguo e lascia comunque margine all'avversario. Difatti, a un minuto dalla fine, su un corner della Svezia, la palla danza in area. Nessuno la tocca e allora decide di ballare con lei un giovane gigante svedese di cui si sentirà parlare. Zlatan Ibrahimovic si presenta in grande stile, come suo solito ,raggiungendo la palla di tacco, con una mossa fulminea e imprevedibile. Buffon è anticipato, sul palo Vieri, forse memore di Rivera nel '70 nella mitica Italia-Germania, non si muove e la palla finisce in rete. Pareggio. Il risultato è una condanna per l'Italia perché vanifica la successiva vittoria contro la Bulgaria. Nel girone passano Svezia e Danimarca per la differenza reti(stando bene attente a non farsi male nello scontro diretto). Alla fine di quella estate il sorteggio dei gironi della Champions League mette di fronte Juventus e Ajax, la squadra di Ibrahimovic. Sempre in quei giorni, si dice che Buffon abbia scritto a Cannavaro, allora all'Inter, ma in procinto di passare ai bianconeri, di accettare la proposta juventina anche per prendersi la vendetta sportiva sullo svedese. Cannavaro, forse spinto anche da ciò, venne alla Juve. Due giorni dopo, però, a Torino si presentò un altro giocatore: la società aveva infatti preso proprio quell'Ibrahimovic, già divenuto oggetto del desiderio di mezza Europa. Ma non ci risulta che i due azzurri abbiano serbato sentimenti di rivincita nei suoi confronti; del resto, uno così è sempre meglio averlo in squadra piuttosto che contro.
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