Addio a Galliani il 2 dicembre: è la fine di un'epoca

Parte il countdown: salvo imprevisti, il 2 dicembre sarà il giorno della cessione ufficiale e definitiva del Milan alla cordata cinese. Un cambiamento epocale per il club e per il calcio italiano, che si sta aprendo progressivamente ad acquirenti stranieri. Dopo la Roma degli americani è stata l'Inter a cambiare nazionalità, con Thohir prima e Suning poi; ora tocca all'altra squadra di Milano, città ormai -almeno calcisticamente- che parla mandarino.
La rivoluzione rossonera è profonda: il CdA dovrebbe comprendere alcuni rappresentanti cinesi della proprietà ed esperti italiani. Niente Maldini che, come sappiamo,ha rifiutato settimane fa l'incarico di bandiera-ambasciatore del Milan con annesso ruolo decisionale. Maldini voleva di più, voleva essere il timoniere della nuova società.
Il direttore generale sarà invece Marco Fassone, ex Inter (per la gioia della Curva Sud), che avrà il compito di aprire un nuovo glorioso ciclo della storia rossonera, raccogliendo la pesantissima eredità di Adriano Galliani.
Già perchè, se da un lato Silvio Berlusconi rimarrà probabilmente come presidente onorario, lo storico Ad è al capolinea della sua esperienza rossonera.
Galliani, infatti, dopo 30 anni di Milan non è disposto a rivestire un ruolo differente: "Penso che saranno le ultime settimane al Milan, non è per presunzione ma posso fare solo l'amministratore delegato. Quindi credo saranno le ultime mie tre settimane. Quello che abbiamo fatto rimane, passeremo dalla cronaca alla storia e forse sarà meglio la storia della cronaca, chi lo sa"- dice a Milan Tv.
Il direttore ha parlato ampiamente della sua esperienza rossonera, tra vittorie, momenti difficili e aneddoti: "E' un grande orgoglio perché in 30 anni abbiamo fatto tantissimo"; poi prosegue: "Quando penso a Tassotti, Costacurta, Baresi e Maldini è una difesa straordinaria, ma anche la difesa contro la Juve, Costacurta-Nesta-Maldini-Kaladze era un grande reparto. Per non parlare poi del centrocampo con Gattuso, Pirlo, Seedorf, Rui Costa. Poi, Sheva e Inzaghi."
Conclude, infine, lanciando un appello riguardo il futuro della Serie A: "Nelle prime file degli stadi non si vede assolutamente nulla. Uno stadio vuoto ti dà una sensazione che lo spettacolo non esista. Dobbiamo assolutamente risolverlo: se riusciremo a farlo, la Serie A ritornerà a essere un punto di arrivo e non un punto di passaggio. San Siro comunque è un bellissimo stadio".
Il Milan e il campionato italiano perdono uno dei loro grandi protagonisti, mentre le luci a San Siro brillano ancora.
A cura di Gabriele Santese

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