Gabbiadini, cronistoria di un fallimento

Con l'ufficialità arrivata pochi giorni orsono della cessione di Manolo Gabbiadini al Southampton, una cessione a dire la verità in ritardo sulla tabella di marcia in quanto l'attaccante da tempo era con un piede fuori dalla squadra, è tempo tracciare i bilanci della sua avventura al Napoli.

Arrivato a gennaio 2015 dalla Juventus anche se per via della Sampdoria, in quanto i bianconeri avevano acquistato il suo cartellino l'anno prima, ma avevano deciso di farlo maturare altrove, prima di decidere di monetizzare la sua cessione e puntare su altri obbiettivi, sul momento fu una scelta che fece storcere molti nasi tra i tifosi juventini perché Gabbiadini in un anno e mezzo a Genova si era imposto sotto la guida di Mihajlovic diventando un attaccante completo in grado di svariare su tutto il fronte offensivo. Ma soprattutto arrivava accompagnato dal suo sinistro capace di tiri potenti e al contempo precisi, vero marchio di fabbrica. Agli ordini di Benitez Gabbiadini fece una buona seconda parte di stagione e, pur se i partenopei non raggiunsero la qualificazione ai preliminari di Champions League, il bottino personale dell'attaccante di Calcinate era soddisfacente con 11 gol complessivi in 30 presenze. Con Sarri cambiò tutto: il tecnico toscano dopo aver provato il modulo a due punte(e lui sarebbe stato l'indiziato principale a fare la seconda punta di movimento e brava ad attaccare gli spazi) decise di virare sul 4-3-3. Una scelta decisiva in positivo per il Napoli, ma in negativo per Gabbiadini offuscato dalla stella di Higuain, capace di segnare 36 gol in un solo campionato. Con una concorrenza così spietata era difficile trovare spazi e con gli azzurri che volavano l'allenatore era giustamente restio a cambiare qualcosa. Negli scampoli a lui concessi però le qualità si videro tutte: gran gol contro il Frosinone(ed esultanza rabbiosa), ma soprattutto 3 gol tra Bologna e Verona quando Higuain venne squalificato per 3 giornate. A posteriori potevano sembrare le prove generali per quello che doveva succedere l'anno dopo.
O che almeno sarebbe dovuto succedere. Il Pipita passa alla Juve e le porte della titolarità si schiudono per Gabbiadini. Arriva Arkadius Milik, nuovo corazziere d'area di rigore targato Polonia, ma nelle gerarchie sarebbero partiti alla pari, se non leggermente favorito l'italiano. Ma ben presto a suon di doppiette Milik si prende la scena. La rottura del crociato con la Polonia sembra dare un'ulteriore opportunità per il nostro che però non la sfrutta. Prestazioni sottotono e decisamente poco convincenti. Così Sarri è costretto a mettere Mertens al centro dell'attacco e dopo un periodo di rodaggio il belga lo convince e comincia a segnare a raffica: piazzando nel mese di dicembre ben 9 gol in 3 partite. Numeri da record ai quali Gabbiadini non si avvicina neanche. Raccoglie solamente 13 presenza e il suo procuratore preme per la cessione. I due gol segnati a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno(molto importanti perché portano al pareggio in extremis contro la Fiorentina e a quello contro la Sampdoria) non bastano a fargli cambiare idea. Il Southampton è la scelta migliore per rilanciarsi. Un attaccante dai mezzi tecnici notevoli, ma che ha sempre avuto un difetto: la mancanza di cattiveria nei momenti decisivi. In questi anni ha perso i treni che lo avrebbero potuto portare in alto e farlo diventare un punto di riferimento per il Napoli e la nazionale. Soprattutto negli ultimi sei mesi avrebbe dovuto sfruttare la partenza di Higuain e poi l'infortunio di Milik. Ma il calcio non è fatto di condizionali. Ma per fortuna quasi mai chiude definitivamente le porte. Ha 25 anni, è, sarebbe ancora in tempo. Se solo volesse...

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