Ultima chance

Per molti grandi giocatori il trasferimento da una grande squadra a un'altra è una prova importante: serve a dimostrare di essere forti anche al di fuori di quel determinato contesto che li ha portati alla ribalta. Per molti altri, invece, cambiare ambiente può servire a ritrovare sé stessi: uno smarrimento dovuto proprio allo stesso contesto che talvolta può soffocare anche genuini talenti.

Questo può rappresentare il filo rosso, antitetico, che lega Leonardo Bonucci e Mattia De Sciglio, destini diversi, ma intrecciati. Il primo, passato nel trasferimento più clamoroso dell'estate, dalla Juve al Milan deve dimostrare in rossonero di avere le qualità da leader al di fuori del contesto juventino; il secondo, che ha compiuto con molto meno clamore(se non qualche eco ironica) il percorso inverso, in bianconero vuole riscattare i momenti difficili milanisti. Per De Sciglio la fiducia del club campione d'Italia è una vera e propria ultima chance importante per dimostrare di essere un calciatore adatto a giocare a grandi livelli. La sua non è una storia piana e regolare, ma accidentata, soprattutto negli ultimi anni. L'esordio arriva per lui molto presto: siamo nella stagione 2011/12 e in una nebbiosa serata infrasettimanale veronese il Milan è atteso da un ostico impegno contro il Chievo. I rossoneri hanno appena perso la testa della classifica, a favore proprio della Juventus, e per di più si presentano a Verona con una difesa rattoppata. Massimiliano Allegri decide allora di gettare nella mischia il giovanissimo De Sciglio, vent'anni ancora da compiere, e lo fa giocare tutta la gara. Fa subito un'ottima impressione, tant'è che in quella stagione giocherà ancora diverse volte. Il Milan sembra aver trovato un degno sostituto di Abate, addirittura più forte in prospettiva. La stagione seguente arrivano anche le prime convocazioni nella nazionale di Cesare Prandelli che lo fa esordire a marzo contro il Brasile.
Ma quando tutto sembra andare per il verso giusto si incrina qualcosa nelle certezze di De Sciglio. Il Milan scivola sempre più in basso in classifica e lui si lascia trasportare dall'abulia generale. Nel giugno 2016 rilascia, nel ritiro azzurro della nazionale, durante gli Europei, delle dichiarazioni che ci raccontano molto di lui: dice di essersi appoggiato a un mental coach perché in piena depressione, incapace di dare il massimo in campo. Un vortice, però, che lo ingurgita nuovamente dentro e nella scorsa stagione ecco altre prove incolori, sottolineate dai fischi impietosi di San Siro che lo addita come capro espiatorio. Come si può evincere da un sunto della sua breve, ma intensa, vita sportiva, il ritratto di Mattia De Sciglio è quello di un talento precoce, non aiutato da un carattere particolarmente forte e sballottato per anni su una nave alla deriva. Ora l'occasione di un cambio di casacca è quanto mai opportuna. Alla Juve potrà trovare la serenità societaria che era mancata negli anni a Milano, e un allenatore, ancora quel Massimiliano Allegri che lo fece esordire, che si fida ciecamente di lui, tanto da metterlo in cima alla sua lista estiva degli obbiettivi di mercato. E lui ha ancora tanto da dare e da dimostrare: la tecnica non gli è mai mancata, così come l'attenzione in fase difensiva. Non bisogna neanche dimenticare che ha già più di 100 presenze in serie A,e una manciata i presenza in Europa(oltre a essere da qualche anno anche nel giro della nazionale). Dovrà lottarsi il posto con Lichtsteiner, padrone assoluto da 6 anni della corsia di destra. Non sarà evidentemente mai un trascinatore ma, insieme a tanti giocatori di forte personalità come ci sono nella rosa juventina, può ritrovare fiducia ed esprimersi al meglio. L'ultima chance per dimostrare di non essere uno dei tanti a soli 24 anni.

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